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venerdì 27 marzo 2015

Codice italiano


Oggi il curatore del Padiglione Italia, Vincenzo Trione con il Ministro Dario Franceschini, il Commissario del Padiglione Italia Federica Galloni e il Presidente della Biennale Paolo Baratta, al MiBACT, hanno reseo pubblico l'elenco della partecipazione italiana alla 56esima Esposizione Internazionale d'arte diretta da Okwui Enwezor.
Ecco l'elenco: Alis/Filliol, Andrea Aquilanti, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Antonio Biasiucci, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Marzia Migliora, Luca Monterastelli, Mimmo Paladino, Claudio Parmeggiani, Nicola Samorì e Aldo Tambellini.
Titolo del progetto "Codice Italia”.


Ecco altri dettagli dal comunicato ufficiale del Padiglione Italia alla 56 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2015 Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Direzione Generale arte e architettura contemporanee, ha organizzato, come per gli anni precedenti, la partecipazione alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia,con la mostra sull’arte italiana che si allestirà nel Padiglione Italia all’Arsenale per l’edizione 2015.
Per individuare il curatore, in rispetto ai principi di buona amministrazione, il MiBACT ha attivato una procedura a inviti che ha consentito la comparazione di più proposte. Ai partecipanti, selezionati in considerazione dell’esperienza disciplinare maturata e della qualità della ricerca scientifica svolta nelle attività realizzate, è stato richiesto di presentare un progetto curatoriale che si rapportasse al programma generale dell’esposizione dal titolo All the World’s Futures, di Okwui Enwezor - Direttore del Settore Arti Visive della 56. Esposizione Internazionale d’Arte - e, facendo riferimento alla ricerca artistica del nostro Paese, considerasse in particolare le tematiche inerenti a:
- la ricerca delle ultime generazioni per rappresentare le sperimentazioni più innovative per la ricerca artistica contemporanea attraverso profili che abbiano maturato anche una esperienza internazionale nell’ambito della propria attività di ricerca;

- le dinamiche interdisciplinari dell’arte contemporanea, nel variegato contesto delle società complesse, indicando nuovi e di erenti livelli di analisi dei rapporti tra politiche nazionali, in un ambito di di usa globalizzazione;

- gli aspetti dell’esperienza artistica italiana che dimostrino una speciale sensibilità ai rapporti tra le diverse culture che compongono il mosaico dell’attuale assetto geopolitico del pianeta, anche in relazione all’appuntamento di Expo 2015.


A seguito della comparazione delle proposte pervenute è stato selezionato il progetto Codice Italia di Vincenzo Trione, nominato curatore del Padiglione Italia per l’edizione 2015.
Il Padiglione Italia all’Arsenale è la sede deputata a rappresentare il nostro Paesealle mostre ed esposizioni  internazionali della Biennale di Venezia. Inaugurato nella sua veste attuale nel 2009, è un spazio di 1.900 metri quadrati coperti, le Direzione Generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane due Tese delle Vergini, ed una superficie esterna di ulteriori 1000 metri quadri circa, il Giardino delle Vergini; è il padiglione nazionale più esteso della Biennale, adeguato all’esigenza di presentare, quale stato ospitante, la produzione artistica di un paese ricco e complesso come l’Italia.

Il MiBACT ha finanziato, con un importo annuo pari a 400.000 euro, la realizzazione della mostra, integrati per questa edizione, in relazione all’evento Expo 2015, con un ulteriore importo di 150.000 euro.
A questo budget si devono sommare le risorse reperite dal curatore tramite l’apporto degli sponsor finanziari e tecnici, che attualmente ammontano a 126.000 euro.
La realizzazione della mostra e l’allestimento del Padiglione Italia sono assicurati da La Biennale di Venezia attraverso una apposita convenzione che di anno in anno viene stipulata con il MiBACT.
Padiglione Italia verrà inaugurato in occasione della vernice della 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2015, nei giorni 6, 7 e 8 maggio.
L’apertura al pubblico è prevista da sabato 9 maggio a domenica 22 novembre 2015.




IL Progetto

"Non è che il passato getti la sua

luce sul presente o il presente
la sua luce sul passato,ma immagine è
ciò in cui quel che è stato si unisce
fulmineamente con l'ora in una
costellazione. In altre parole:
immagine è la dialettica nell'immobilità.
Poichè mentre la relazione del presente
con il passato è puramente
temporale, continua, la relazione tra ciò
che è stato e l'ora è dialettica:
non è un decorso ma un'immagine
discontinua, a salti.
- Solo le immagini dialettiche
sono autentiche immagini".


Walter Benjamin



Codice Italia vuole riattraversare significative regioni dell’arte italiana di oggi, facendo affiorare alcune costanti: assonanze poco manifeste, corrispondenze inattese. Ripercorre rilevanti esperienze poetiche contemporanee, con l’intento di delineare i contorni di quello che, al di là di tante oscillazioni, rimane il fondamento del nostro "codice genetico" stilistico.
Pur seguendo strade differenti, molti artisti italiani del nostro tempo hanno proposto un’originale declinazione del concetto di avanguardia: per loro, essere d’avanguardia significa reinventare i media (per dirla con Rosalind Krauss) e, insieme, frequentare in maniera problematica materiali iconografici e culturali già esistenti. Pur se in sintonia con gli esiti più audaci della ricerca artistica internazionale, essi non aderiscono al nuovo come valore da idolatrare, né inseguono provocazioni. Ad accomunarli è la necessità di sottrarsi alla dittatura del presente, che è simile a una lavagna sulla quale una mano invisibile cancella senza posa avvenimenti sempre diversi. Coltivano in maniera più o meno intenzionale precise discendenze: i loro gesti racchiudono segreti rimandi alla storia dell’arte (dall’archeologia allo sperimentalismo novecentesco). Scelgono, perciò, di passeggiare tra le stanze di un passato che si insinua nell’attualità. Come un archivio di frammenti. Che si vogliono convocare. Qui. Ora.
Guidati dal bisogno di riaffermare il senso della continuità, questi artisti vogliono offrire un retroterra alle loro avventure linguistiche. Interrogano vestigia lontane, per dare maggiore forza al proprio timbro. Pur con accenti differenti, sapienti nel saldare canto e controcanto, riaffermano l’importanza di quella che potremmo definire the ecstasy of influence. Per loro, eseguire un’opera non è far nascere qualcosa dal niente, ma è strategia tesa a rimodulare cifre che sono state già create, fino a renderle irriconoscibili.
Animati dall’urgenza di guardare dietro di sé senza nostalgie, si richiamano alla memoria, intesa come arsenale di tracce da ri-abitare – e da reinterpretare. Territorio che tende a relegare il presente al rango di un rumore di fondo di cui non si può fare a meno. Scrigno da perlustrare – e tradire. Patrimonio decisivo. Infine, geografia dell’incertezza e della precarietà, che può alimentare domande ulteriori. Come una spirale, in cui si può liberamente andare avanti e indietro. Fare arte, per loro, significa porsi in ascolto di Mnemosyne. Che ci consente di appropriarci del divenire delle cose e, insieme, ci riconcilia con il loro scomparire.

Ad avvicinare queste voci è il bisogno di risituare proprio alcune figure della memoria. Le loro sono profanazioni: non innalzano la storia dell’arte sopra un piedistallo irraggiungibile, ma ne negano l’aura. Consacrano e sviliscono i modelli assunti. Smontano e rimontano episodi di altre epoche, per disporre le loro “rimembranze” all’interno di una discontinua trama. In bilico tra rispetto e trasgressione, elaborano discorsi aperti a sconfinamenti e a interruzioni, suggerendo una sintassi dominata da echi poco evidenti. In filigrana, le loro opere – affidate a diversi media – lasciano intravedere una complessa e articolata genealogia di rinvii. Si consegnano a noi, potremmo dire con Benjamin, come luoghi ibridi, “in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora in una costellazione”.


Gli artisti invitati nel Padiglione Italia alla Biennale Arte 2015 sono:
Alis/Filliol, Andrea Aquilanti, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Antonio Biasiucci, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Marzia Migliora, Luca Monterastelli, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Nicola Samorì, Aldo Tambellini.
Ovvero, protagonisti dell’Arte povera e della Transavanguardia (Kounellis, Paladino, Longobardi), grandi isolati (Parmiggiani e Gioli), eredi delle neoavanguardie del dopoguerra (Tambellini), personalità di fficili da inscrivere dentro tendenze (Biasiucci, Caccavale, Aquilanti), voci tra le più originali dello scenario internazionale (Beecroft) e artisti dell’ultima generazione (Alis/Filliol, Barocco, Migliora, Monterastelli e Samorì).
Artisti accomunati dal pensare le proprie opere come luogo all’interno del quale si ritrovano a convivere desiderio di innovare i linguaggi e dialogo problematico con momenti salienti della storia dell’arte.
Questa idea viene declinata attraverso diversi media quali pittura, scultura, disegno, fotografia, video, performance, cinema.




Allestimento su progetto di Giovanni Francesco FRascino 

L’allestimento dedica a ogni artista una stanza monografica all’interno della quale viene presentata un’opera-manifesto e allestito un personale “archivio della memoria”. Il progetto espositivo pensato per il Padiglione Italia alla Biennale Arte 2015 articola lo spazio in maniera che i singoli interventi godano di una condizione di autonomia.


#PadiglioneItalia
 #biennalearte2015

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